martedì 29 aprile 2008

Colori un pò confusi...(compito 8)



In questi giorni ho avuto un pò di tristezza, di malinconia, di nostalgia...volevo scappare dalla realtà, rifugiarmi nella sicurezza del passato...ma poi ho riflettuto e preso consapevolezza che oramai esso è passato e le sicurezze che derivano sono solo ricordi, bellissimi ricordi, ma pur sempre ricordi...ma soprattutto la mia decisione di scappare dalla realtà non è stata ben accolta da persone vermante stupende(che non avrei mai creduto di poter incontrare) che si sono mostrate di fronte a me sorridenti, consapevoli senza ostentarlo, e pronte a ridarmi una mano per rituffarmi nella vita serena..e tutto questo per dire cosa?!in primo luogo per ringraziare Andreas della bellissima opportunità dei blog che permettono di scoprire lati di persone che non avresti mai pensato, di ritrovare elementi comuni, anime affini..non che una nascita di un'amicizia si limiti all'informatica ma sicuramente crea un trampolino di lancio verso un'esperienza serena, costituisce una radice solida per il futuro..per me i blog hanno avuto molta importanza in questo senso...in secondo luogo per mostrare l'importanza delle emozioni, delle sensazioni,che il professore de Bernard ha più volte sottolineato non solo come esperienze di vita ma anche come principi fondanti per conoscere, apprendere, imparare ad amare una materia.... avrei tante cose da dire, gli spunti sono infiniti, gli argomenti vastissimi...e dal momento che neppure il prof ha schematizzato il suo intervento, lasciando fluire il suo pensiero, credo che lo imiterò limitandomi ad una pura classificazione estetica.....di colori...
la mia sorpresa più grande è stata quella di riscontrare nelle parole di de Bernard moltissimi dei principi che ritroviamo noi ogni giorno al corso di informatica...che sì, è solo "il corsetto di informatica"(andreas!!!!!!!!)ma ha offerto a noi spunti che altri, di durata ben più notevole, non hanno offerto....1) intensità emozionale dell'incontro docente-discente..e chi lo negherebbe? chi di noi non ha oramai una sorta di affetto familiare per Andreas, per la sua buffaggine, per l'umiltà e la gioia che ci ha trasmesso prendendo due palline in mano per mostrarsi "burlone", cercando di avvicinarsi a noi?per i suoi vestiti sempre un pò stravaganti? e per i suoi animali in cui non esita ad includere la moglie?:-) 2) la libertà dell'apprendimento: de Bernard ha più volte rimarcato l'importanza di un insegnamento libero, privo di schemi e tabelle, di classificazioni...lo studente deve essere libero di apprendere, deve costruire il suo sapere.Ed anche questo è avvenuto perchè la nostra "cultura" informatica( se così si può definire) si è creata di giorno in giorno, tra errori e vittorie...il professore c'è ma non ci indirizza, ci guida...e ciò è ben diverso 3)scrive de Bernard "nell'attività medica sapersi integrare è di importanza fondamentale"e questo è molto diverso dall'I care??oltre che dalla struttura dei blog dove ogni conoscenza in più è poi condivisa?....approvo veramente quando il professore ha creato nel suo discorso una sorta di scala per la capacità nell'insegnamento, tra quelli che sanno le cose e quelli che le sanno insegnare..certo, i primi sono sicuramente meglio di quelli che sanno poco, ma i secondi hanno quel pizzico in più che li renderà un ricordo indelebile...io di professori così ne ho conosciuti veramente pochi, ma la differenza è notevole...ho visto la mia professoressa piangere per me, e questa è una delle gioie più grandi che mi porterò da liceo, aldilà di tutto, di voti e punteggi di uscita...e credo che questa distinzione non valga solo per i professori, ma anche per noi futuri medici...dobbiamo imparare a non accontentarci mai, ad inseguire sempre uno scopo senza credere mai di averlo raggiunto, riuscendo a fruire della riccheza di tale ricerca...certo per ognuno di noi, adesso, l'idea di poter essere un medico super infromato credo sia il massimo...ma credo che il massimo non debba più esistere e che a quel punto dovremmo ricercare una completezza maggiore, totale, a 360 gradi...e questo dovrà anche avvenire grazie alla sensibilità di ciascuno di noi, alla capicità di empatia...
credo anch'io che l'amore sia alla base di tutto, e questo soprattutto nel lavoro che dovremmo svolgere..amore per la fisica, per l'anatomia, per la patologia...amore del contatto umano, amore per un sorriso, amore per un grazie...AMORE PER L'UMANITà... ho già scritto un post sulla complessità, sull'impossibilità di razionalizzarla e sulla necessità (anche in previsione del nostro futuro lavoro)della comprensione dell'intima correlazione tra mente e corpo...sentir parlare di "malati e non malattie", di "dottori del corpo ma soprattutto dell'anima" mi ha riempito di felicità e orgoglio..perchè è un pensiero che condivido..è forse IL pensiero che mi ha spinto ad affrontare questa facoltà...che il tutto resta sempre un tutto, inscindibile...che va scomposto per imparare a conoscerlo, ma poi va ricreato e compreso nella sua totalità..e cos' deve avvenire per il sapere medico..
Mi piace finire con l'iimmagine stupenda del tempio e dei professori sacerdoti; mi immagino realmente come fedele attratta dal mistero dell'oggeto del culto, volenterosa di conoscerlo in ogni suo aspetto, ma al tempo stesso di lasciare lui quell'alone di magia che lo contraddistingue.... questa idea dovremmo ricordarcela sempre da futuri medici, per noi stessi e per gli altri...

sabato 26 aprile 2008

Solitudine! se vivere devo con te John Keats


Solitudine, se vivere devo con te,
Sia almeno lontano dal mucchio confuso
Delle case buie; con me vieni in alto,
Dove la natura si svela, e la valle,
Il fiorito pendio, la piena cristallina
Del fiume appaiono in miniatura;
Veglia con me, dove i rami fanno dimore,
E il cervo veloce, balzando, fuga
Dal calice del fiore l'ape selvaggia.
Qui sarei felice anche con te. Ma la dolce
Conversazione d'una mente innocente, quando le parole
Sono immagini di pensieri squisiti, è il piacere
Dell'animo mio. E' quasi come un dio l'uomo
Quando con uno spirito affine abita in te.

venerdì 25 aprile 2008

25 aprile: Grillo e la festa della liberazione


Festa della liberazione sì, ma in un significato odierno...credo che il modo migliore per dare senso a date storiche così importanti sia di utilizzarle come trampolini di lancio verso nuove vittorie...e sicuramente le firme a favore dei tre referendum "per la libera informazione in uno Stato Libero" proposti dal comico genovese( abolizione dell'ordine dei giornalisti, abolizione del finanziamento pubblico all'editoria e abolizione della legge Gasparri) possono essere i primi passi verso nuove forme di libertà...perchè oramai la parola libertà è stata a tal punto usata e strumentalizzata che ne abbiamo perso il senso...io non voglio una libertà di forma, di apparenza...voglio una libertà vera...voglio smettere di sentirmi un burattino nelle mani dei grandi...e il primo passo è accorgersi di essere un burattino poichè oramai oggi è anche facile non rendersene conto,credendo di muoverci da soli perchè non vediamo i fili.......
Grillo è veramanete un grande uomo!!!!!

lunedì 21 aprile 2008

Scandalizzata.

Lezione di biochimica.Emoglobina.La prof propone di portare il giorno successivo alcune fotocopie che poi gli studenti avrebbero fatto girare tra sè.Ok,perfetto..Ma passano giorni, e le fotocopie non arrivano così che una mia compagna decide di chiedere alla prof.La risposta è sconvolgente: la prof le ha consegnate ad un ragazzo andato al ricevimento dove si era ripromesso, di fronte a lei, di far girare le fotocopie. Io ancora non le ho viste, non voglio accusare nessuno perchè può essere un caso che a me e a molte delle persone che conosco non siano giunte. Ma non sono troppo ottimista poichè non sarebbe la prima volta nel vedere persone che mirano solo a sè. Un ossimoro con I care, e con la solidarietà umana se non con il più minimo rispetto e correttezza. Purtoppo non è la prima volta che in questa facoltà mi imbatto in persone del genere; anche da cose piccole si nota che molti guardano solo a sè, al proprio raggiungimento personale, che significa anche scavalcare gli altri.
MA IO NON CONDIVIDO TUTTO QUESTO.In primo luogo perchè è contro qualsiasi sentimento positivo verso gli altri e inoltre perchè ritengo che la molteplicità sia una ricchezza, la diversità una risorsa.E provo rabbia di fronte a persone del genere ma poi ci penso e mi rendo conto che non andranno molto avanti, forse nel lavoro sì ma non nella loro crescita individuale...nella loro ricerca di felicità...

Di fronte a tutto questo voglio ringraziare tutte le persone splendide, buone, gentili, disponibili, che ho incontrato in questa università,perchè il buio non è mai troppo scuro....non importa fare nomi...loro lo sanno...

venerdì 18 aprile 2008


da Venti poesie d'amore e una canzone disperata

Qui ti amo...

Qui ti amo.
Negli oscuri pini si districa il vento.
Brilla la luna sulle acque erranti.
Trascorrono giorni uguali che s'inseguono.

La nebbia si scioglie in figure danzanti.
Un gabbiano d'argento si stacca dal tramonto.
A volte una vela. Alte, alte, stelle.

O la croce nera di una nave.
Solo.
A volte albeggio, ed è umida persino la mia anima.
Suona, risuona il mare lontano.
Questo è un porto.
Qui ti amo.

Qui ti amo e invano l'orizzonte ti nasconde.
Ti sto amando anche tra queste fredde cose.
A volte i miei baci vanno su quelle navi gravi,
che corrono per il mare verso dove non giungono.
Mi vedo già dimenticato come queste vecchie àncore.
I moli sono più tristi quando attracca la sera.

La mia vita s'affatica invano affamata.
Amo ciò che non ho. Tu sei così distante.
La mia noia combatte coni lenti crepuscoli.
Ma la notte giunge e incomincia a cantarmi.
La luna fa girare la sua pellicola di sogno.

Le stelle più grandi mi guardano con i tuoi occhi.
E poiché io ti amo, i pini nel vento
vogliono cantare il tuo nome con le loro foglie di filo metallico.

Neruda

lunedì 14 aprile 2008

Ancora I care....compito 6 e 5..possibile?!

Rileggendo il mio post ho riflettuto ancora...lo so, sono paranoica e non smetto mai di pensare..e poi penso:"ma se dovessi smettere di pensare dovrei pensare di non dover pensare, ma allora penserei lo stesso..." e così mi autocondanno e mi accetto per come sono......

insomma rileggendolo mi sono un pò capita e autoanalizzata...mi rendo conto che ho difficoltà a vivere le cose nella loro dimensione più semplice e genuina, che tendo sempre a renderle complesse quando spesso la loro bellezza è proprio connessa alla loro estrema chiarezza..non so perchè faccio così,mi viene naturale..forse è un dono,ma conviverci non è facile perchè si perdono molte gioie semplici e la felicità la si conquista "dopo ardue prove" di tipo mentale...pere essere felice devo sempre pensare che in quel momento è giusto che io sia felice per questo motivo, quello e quell'altro...altre volte però l'irrazionalità si presenta e io getto volentieri le armi, anzi non faccio che aspettare quel momento..per avere un motivo per arrendermi nella mia eccessiva razionalità e abbracciare l'insensatezza del mondo..ma questo dura poco, troppo poco...


Da qui è nata la mia necessità di aggiungere ancora qualche riflessione rigurdo al seminario..non che rinneghi ciò che ho scritto..ma mi rendo conto che quella è la parte complessa, che nasconde la genuinità della felicità che ho provato in quegli istanti,la forza che mi hanno trasmesso, la passione che hanno rafforzato...l'altro post non è altro che espressione della mia paura di un'insensatezza del mondo, di una trascendenza negativa...della mia necessità di razionalizzare la complessità del mondo o meglio di razionalizzare la presa di coscienza che il mondo è troppo complesso per essere capito...in questo senso ho motivato l'importanza di un sorriso, in un mondo in cui le regole dovrebbero essere troppe....

Ma se mi avessero dato un foglietto dopo il seminario non avrei scritto tutto quello...avrei scritto frasi piene di gioia e ammirazione, simpatia ed empatia..della necessità della condivisione, della forza che scaturisce dalla comunità...gli altri hanno un senso..perchè possono darti più di quanto ciascuno di noi possa credere..perchè danno forza, trasmettono coraggio, comunicano esperienze, condividono paure e gioie...la diversità è una ricchezza,la condiivisione necessità..necessità non per sopravvivere, ma per vivere felici....

Ci sono cose che singolarmente non hanno un senso...un organo non ha un senso se non inserito in un apparato così come una ruota se non connessa ad un auto... un insieme di persone è molto di più, e sottolineo, MOLTO DI PIU', della sommatoria delle caratteristiche delle singole persone che lo costituiscono... dall'insieme si creà un'unità inscindibile dotata di una forza rivoluzionaria, travolgente, disarmante...

Non so se sia errato collegare il compito 6 al 5...ma io credo che ci sia una connessione...gli altri esistono anche per dare un senso a noi stessi, per prendere da piccoli conoscenza del limite tra noi ed il mondo per poi da grandi cercare di superare tale limite e conquistare la ricchezza della pluralità..gli altri sono il contesto rispetto al quale la nostra vita assume un senso, lo sfondo sul quale cerchiamo le nostre risposte..sono indispensabili come lo sfondo nero per un'immagine bianca...senza di loro ci confonderemmo nel tutto..e quindi nel nulla..

Un ringraziamento di cuore a tutte le persone che si donano agli altri...

venerdì 11 aprile 2008

L'ARTE della Medicina...(compito 6)


Devo essere sincera nel dire che ho avuto serie difficoltà a svolgere questo compito…perché sono troppe le cose che mi passano in testa ripensando al seminario…tutte positive certamente, ma anche complesse…allora ho letto un po’ dei posts altrui,trovandone alcuni interessanti, altri meno condivisibili..

oggi il professore di istologia ha detto una cosa realissima “quelli che sono più capaci nella loro professione sono quelli che sanno molte cose che esulano da essa”.. svolgere una professione in modo completo credo sia realmente difficile…perché ci sono troppe variabili…il mondo è complesso e la nostra necessità di razionalizzazione è spesso vana…e allora c’è chi si rassicura con il “protocollo”, le poche regole che l’uomo trova e in cui cerca certezza e spesso la rintraccia, sono gli “uomini che non si voltano” di Montale, le “maschere” di Pirandello….poi ci sono le persone che non si soffermano a pensare ma semplicemente “vivono e non si guardano vivere”, che si godono la vita con leggerezza senza troppe paranoie….e poi ci sono infine persone come me, che possono rendersi conto che il mondo potrebbe non avere un senso, che provano la vertigine del vuoto ma che nonostante ciò non si accontentano della sicurezza ipocrita di tre regole…e allora perché non chiedersi se alla fine il vero significato delle cose consista nel tipo di viaggio piuttosto che nella meta??alla fine tutti dovranno morire ma non per questo affermiamo che il senso della vita risieda nella morte e tanto meno potremmo affermare che una vita vissuta pienamente, per quanto finita, si equivalga nella morte ad un’altra non ugualmente densa di significati ed esperienze…

la professione del medico è troppo complessa per esaurirsi negli esami e negli argomenti strettamente didattici..

Scriveva Gorge Bernard Shaw nel 1911: “ Sta di fatto che i medici in massa non sono più scientifici dei loro sarti: o, se preferite l’inverso, i loro sarti non sono meno scientifici di loro. Fare il medico è un’arte, non una scienza…Fare il dottore non è nemmeno l’arte di tenere la gente in salute: è l’arte di curare la malattia.”

Condivido pienamente questa affermazione; l’oggetto della scienza medica è l’uomo e l’uomo non è una macchina, la mente non è il corrispettivo del cervello…l’uomo ha la creatività, lo stupore, la capacità di soffrire e sorridere.. e tutto questo crea una perfetta unità con il corpo…sono sempre rimasta affascinata dalla psicosomatica, dal potere della mente e dalla relativa sottomissione del corpo.. documentandomi ho scoperto che non solo le malattie psicosomatiche esistono e che sono più frequenti di quanto chiunque possa pensare ma che sono soprattutto una cartina tornasole della realtà storica in cui si sviluppano…come non domandarsi dell’”epidemia” di paralisi femminile dell’800? Non è un fatto privo di importanza che questo comportamento si sia presentato in un tempo in cui le donne erano impedite nella loro sessualità, nei loro movimenti, nella loro espressione. Le tensioni di una vita repressa si manifestavano in forme di paralisi fisica o passività; la donna vittoriana, stereotipata al suo tempo come debole e passiva, spesso poteva comunicare con un mondo dominato da maschi potenti solo diventando “paralizzata”.

Ma se la mente può giungere a fare ciò come non essere riconoscenti a questi clown? Come non dare loro parte del riconoscimento per la riuscita di una terapia?Non vorrei che apparisse che io creda di poter curare con un sorriso; sono consapevole della necessità della didattica “formale” e adoro anche studiarla e non nego di essere una delle classiche “secchione”..ma credo che nella vita sia necessario non accontentarsi mai e continuare a cercare e ad apprendere…il mondo è troppo complesso per incastrarlo in regole ferree.. sfuggirà sempre…e così anche l’uomo..e allora invece di sforzarci di capire come tutto possa accadere delle volte credo sia meglio farlo accadere e basta..in questo senso invito tutti a provare a leggere l’esperienza del seminario come una forma di arricchimento non solo morale e interiore ma anche strettamente didattico…di poter pensare un giorno di utilizzare un sorriso non solo per la gioia che ciò comporta ma proprio come arma terapeutica…ringrazio vivamente il prof per il seminario..e soprattutto per la capacità con cui ha saputo utilizzare un insegnamento che ha tratto da Don Dilani cioè la capacità di sconvolgimento positivo e di insegnamento che lo stupore comporta, più del raziocinio, più di una intensa riflessione..grazie professore perché con lo stupore dell’entrata dei clown, con la meraviglia provata da noi tutti di fronte ad un seminario inizialmente creduto “palloso” ma poi divenuto entusiasmante, è riuscito ad insegnarci molto…più di un anno di lezioni…ha trasmesso “l’attitudine allo stupore”..

lunedì 7 aprile 2008

Piccolo sgorbietto mi manchi!!!




Sicuramente vi chiederete: e lui chi è?! i più scommetteranno sul fratellino...altri sul cuginetto....ma in verità vi sbagliate tutti...lui è Andrea ed è uno dei tanti bambini cha passano dall'Istituto Degli Innocenti e che fortunatamente non ci restano troppo, per ritornare poi alle proprie famiglie o ad altre affidatarie o stabili. In particolar modo tale istituto ha tra i vari servizi per i bambini quello della Casa dei bambini in cui esiste una gestione di tipo familiare per l’accoglienza temporanea di bambini fino a sei anni, non riconosciuti o allontanati dalle famiglie. Ebbene questi bambini vengono portati il mese d'agosto nel Mugello per farli stare un pò lontani da Firenze, dallo smog, e un pò a contatto con la campagna...ed è lì che li ho conosciuti....come scordare le mattine alla fattoria, i pomeriggi ai giardini, le gite a Casa D'Erci...ovviamente ci andavo non come lavoro retribuito ma semlicemente volontariato...ma per me è stato stupendo...una delle esperienze più significative della mia vita...anche perchè vieni a contatto con situazioni drammatiche...genitori drogati, violenti, scappati...e sui volti dei bambini, nei loro atteggiamenti queste cose restano...e allora c'è il bambino che non ti si stacca più di dosso, che sembra oramai avere una dipendenza da te...ma che poi lo fa con tutti...una richiesta di affetto esplicita...e commovente...ma c'è anche il bambino che non ti parla, che non ti guarda, ti ignora...con lui anche un piccolo sorriso dopo un semplice biscotto è una grande conquista...e poi c'è il piccolo che sta solo con i maschi perchè era legato al padre...la madre lo maltrattava...le situazioni sono troppe..e non tutte vengono raccontate....ma quando una bambina ti guarda,e con gli occhi dolcissimi pieni di lacrime ti chiede"Ma la mamma dov'è?" allora come fai a restare impassibile...come può uno non sentire la spinta ad aiutarli, a farli stare tranquilli, almeno per un giorno...sicuramente nessuno di loro si ricorderà di me da grande...ma io so di avere almeno provato a regalare loro un pò di amore..di tranquillità di spensieratezza.... E poi lui...il mio piccolo amore Andrea...non piangeva mai...aveva sempre il sorriso sulle labbra....vomitava spesso, questo è vero...ma come fai a non adorarlo?! ANche lui è stato adottato, probabilmente da una famiglia fiorentina...ovviamente a noi non è permesso sapere da chi....ma nonostante ciò io spero che il mio piccolo cucciolino stia bene...ovunque lui sia...e chissà se proprio questo blog mi permetterà di ritrovarlo....nonostante ciò un grande bacio al mo tesoro!!!e a tutti i bambini!!! Per chiunque voglia documentarsi e magari fare un pò di sano volontariato(non solo per loro ma alla fine anche per voi stessi xkè vi assicuro quei bambini regalano una gioia immensa)questo è il sito:http://www.istitutodeglinnocenti.it/servizi/index.jsf

mercoledì 2 aprile 2008

....Gestalt.......(ovvero compito 5)


Quale immagine meglio di questa esemplifica l'importanza del contesto nella comprensione di un argomento????Un'immagine bianca ha un senso solo su di uno sfondo nero altrimenti la sua forma, e quindi il significato,andrebbero perduti....volendo si potrebbero dare mille informazioni sul colore bianco ma solo lo sfondo nero ne rivela la specificità e quel significato particolare....la matematica è un pò come il bianco....si potrebbero riempire libri e libri di formule, teoremi, assiomi......ma tutto perde di senso se non trova un contesto di applicazione....alla metamatica manca il nero per prendere forma...io adoro la matematica ma riconosco che il mio amore me lo sono dovuto coltivare in solitudine, leggendo siti , novità,libri .....forse uno di questi è proprio quello che lei ha citato nel suo post(ma non sono sicura che si riferisse a questo)ovvero Alice nel paese dei quanti di Gilmore....sola nella mia cameretta, con l'idea di preparare una tesina interessanteper la maturità , mi sono avventurata nella fisica quantistica...e ne sono rimasta entusiasta....con gli sconvolgimenti che comporta mi chiedo come nelle scuole possano ancora non trattarla....
"Sembra difficile dare uno sguardo alle carte che Dio ha nelle sue mani, ma neppure per un istante posso credere che egli giochi a dadi". (Albert Einstein)

Ed è proprio in questo "viaggio" che ho iniziato ad applicare le formule che conoscevo, a intravedere teoremi dietro fatti reali, a usare la matematica per schematizzare, riassumere ma anche esplicitare fatti nascosti...."la matematica non serve a niente, è pura astrazione, che senso ha studiarla"..queste sono le frasi più ricorrenti che le mie amiche hanno ripetuto per 5 anni di liceo scientifico...ma io credo che la matematica non sia un niente puramente teorico ma sia un linguaggio assolutamente geniale nella sua capacità di sintesi e collegamento di ambiti diversi...certo la matematica non è un qualcosa di esplicito nella natura, non è un fiore o un albero....ma sicuramente della natura fa parte...è solo un pò più nascosta ma la sua scoperta è al tempo stesso scoperta del mondo....
E allora perchè non insegnarlain modo adeguato?!La teoria quantistica sta sconvolgendo il mondo come lo ha fatto Copernico, Darwin o Freud...riconducendo molte cose alla casualità e alla dipendenza da altri fattori, rompendo l'idea di una cosa con valore e significato costante...le cose diventano duali, non solo la luce, ma tutta la materia...E così non solo la terra non è più al centro dell'universo, l'uomo non è più superiore a tutti ma discende dalle scimmie ed inoltre ha un piccolo controllo su se stesso mentre il resto è in mano all'inconscio,ma tutto il mondo è un CAOS.....e questa "parabola discendente" non rimane ancorata ad un solo ambito perchè è bene ricordare che nel periodo di nascita della fisica quantistica l'insicurezza è anche storica(vedi i grandi totalitarismi) oppure letteraria (come per esempio Pirandello)...
anche in questo senso va a mio parere interpretato il senso del contesto cioè come una sorta di significato comune ai vari ambiti che vengono suddivisi così per uno scopo puramente didattico.....mi chiedo: perchè dividere in modo così categorico se poi alla fine uno si rende conto che tutto è collegato, che una scoperta scientifica può comportare un movimento letterario, che una fase storica determina un preciso effetto sociale e psicologico?e soprattutto il paradosso è che poi gli studenti migliori sono quelli che alla fine ricollegano il tutto, superando la suddivisione scolastica, quando alla fine il tutto è un tutto, è inscindibile, unico....lo studente deve trovarsi davanti "al tutto", essere guidato sì, ma non inquadrato, deve avere le nozioni ma anche costruire la propria conoscenze...la libertà è oggi un termine diffuso,scontato, forse usurpato ma è al tempo stesso quanto mai necessario nell'educazione...libertà di pensiero, di crescita di riflessione, di costruzione attiva della propria personalità e cultura...