venerdì 11 aprile 2008

L'ARTE della Medicina...(compito 6)


Devo essere sincera nel dire che ho avuto serie difficoltà a svolgere questo compito…perché sono troppe le cose che mi passano in testa ripensando al seminario…tutte positive certamente, ma anche complesse…allora ho letto un po’ dei posts altrui,trovandone alcuni interessanti, altri meno condivisibili..

oggi il professore di istologia ha detto una cosa realissima “quelli che sono più capaci nella loro professione sono quelli che sanno molte cose che esulano da essa”.. svolgere una professione in modo completo credo sia realmente difficile…perché ci sono troppe variabili…il mondo è complesso e la nostra necessità di razionalizzazione è spesso vana…e allora c’è chi si rassicura con il “protocollo”, le poche regole che l’uomo trova e in cui cerca certezza e spesso la rintraccia, sono gli “uomini che non si voltano” di Montale, le “maschere” di Pirandello….poi ci sono le persone che non si soffermano a pensare ma semplicemente “vivono e non si guardano vivere”, che si godono la vita con leggerezza senza troppe paranoie….e poi ci sono infine persone come me, che possono rendersi conto che il mondo potrebbe non avere un senso, che provano la vertigine del vuoto ma che nonostante ciò non si accontentano della sicurezza ipocrita di tre regole…e allora perché non chiedersi se alla fine il vero significato delle cose consista nel tipo di viaggio piuttosto che nella meta??alla fine tutti dovranno morire ma non per questo affermiamo che il senso della vita risieda nella morte e tanto meno potremmo affermare che una vita vissuta pienamente, per quanto finita, si equivalga nella morte ad un’altra non ugualmente densa di significati ed esperienze…

la professione del medico è troppo complessa per esaurirsi negli esami e negli argomenti strettamente didattici..

Scriveva Gorge Bernard Shaw nel 1911: “ Sta di fatto che i medici in massa non sono più scientifici dei loro sarti: o, se preferite l’inverso, i loro sarti non sono meno scientifici di loro. Fare il medico è un’arte, non una scienza…Fare il dottore non è nemmeno l’arte di tenere la gente in salute: è l’arte di curare la malattia.”

Condivido pienamente questa affermazione; l’oggetto della scienza medica è l’uomo e l’uomo non è una macchina, la mente non è il corrispettivo del cervello…l’uomo ha la creatività, lo stupore, la capacità di soffrire e sorridere.. e tutto questo crea una perfetta unità con il corpo…sono sempre rimasta affascinata dalla psicosomatica, dal potere della mente e dalla relativa sottomissione del corpo.. documentandomi ho scoperto che non solo le malattie psicosomatiche esistono e che sono più frequenti di quanto chiunque possa pensare ma che sono soprattutto una cartina tornasole della realtà storica in cui si sviluppano…come non domandarsi dell’”epidemia” di paralisi femminile dell’800? Non è un fatto privo di importanza che questo comportamento si sia presentato in un tempo in cui le donne erano impedite nella loro sessualità, nei loro movimenti, nella loro espressione. Le tensioni di una vita repressa si manifestavano in forme di paralisi fisica o passività; la donna vittoriana, stereotipata al suo tempo come debole e passiva, spesso poteva comunicare con un mondo dominato da maschi potenti solo diventando “paralizzata”.

Ma se la mente può giungere a fare ciò come non essere riconoscenti a questi clown? Come non dare loro parte del riconoscimento per la riuscita di una terapia?Non vorrei che apparisse che io creda di poter curare con un sorriso; sono consapevole della necessità della didattica “formale” e adoro anche studiarla e non nego di essere una delle classiche “secchione”..ma credo che nella vita sia necessario non accontentarsi mai e continuare a cercare e ad apprendere…il mondo è troppo complesso per incastrarlo in regole ferree.. sfuggirà sempre…e così anche l’uomo..e allora invece di sforzarci di capire come tutto possa accadere delle volte credo sia meglio farlo accadere e basta..in questo senso invito tutti a provare a leggere l’esperienza del seminario come una forma di arricchimento non solo morale e interiore ma anche strettamente didattico…di poter pensare un giorno di utilizzare un sorriso non solo per la gioia che ciò comporta ma proprio come arma terapeutica…ringrazio vivamente il prof per il seminario..e soprattutto per la capacità con cui ha saputo utilizzare un insegnamento che ha tratto da Don Dilani cioè la capacità di sconvolgimento positivo e di insegnamento che lo stupore comporta, più del raziocinio, più di una intensa riflessione..grazie professore perché con lo stupore dell’entrata dei clown, con la meraviglia provata da noi tutti di fronte ad un seminario inizialmente creduto “palloso” ma poi divenuto entusiasmante, è riuscito ad insegnarci molto…più di un anno di lezioni…ha trasmesso “l’attitudine allo stupore”..

3 commenti:

Andreas Formiconi ha detto...

A proposito della condizione della donna nel tempo, vai a vedere questo post di una studentessa albanese di infermieristica ...

Un'altra cosa. Voglio naturalmente aggiungere questo tuo bel commento al seminario I Care alla pagina condivisa http://www.google.com/reader/shared/05025714390186738945 ma mi sono accorto che non si legge perché lì lo sfondo è bianco e portandosi dietro i caratteri bianchi questi non si vedono. Ti chiederei quindi di cambiare un po' colore ai caratteri in modo che si possano leggere anche su uno sfondo bianco.

Mi potrai avvertire anche per twitter quando l'avrai fatto ...

Andreas Formiconi ha detto...

sono proprio grullo, avevo dimenticato di mettere l'indirizzo ... : http://elida-marjola.blogspot.com/

:-)

Chiara ha detto...

suggerimento veramente interessante! thank you!