sabato 7 giugno 2008

Io credo..

Io credo molte cose..ne penso troppe di più...ma per partire dal piccolo della vita quotidiana..corso di informatica...tante parole..bellissime idee...empatia, divertimento, intraprendenza, presenza attiva, COLLABORAZIONE... e allora se già in un corso compare una simile idea come è possibile che continuiamo ad essere rappresentati in politica da persone che questa parola l'hanno completamente dimenticata, o forse mai saputa...c'è solo la volontà di portare avanti la propria idea senza ascoltare gli altri...e soprattutto la si porta avanti perchè è l'idea del partito, e l'opposizione deve avere necessariamente torto...viva l'alterità!è ricchezza, perchè non lo capiscono???
le schematizzazioni servono nella vita ma la realtà è spesso più complessa, le travalica...e invece perchè proprio in politica accade l'opposto?! destra o sinistra, bianco o nero....ciò che c'è nel mezzo scompare nel nulla..

mercoledì 28 maggio 2008

e infine...il mio preferito...


Il paradosso del "gatto di Schrödinger"

Nel 1935 Erwin Schrödinger, nell’intento di dimostrare l’incompletezza e le contraddizioni insite nella teoria quantistica, propose, in un articolo passato ormai alla storia, un particolarissimo "esperimento mentale" che vedeva come protagonista il proprio gatto. All’interno di una scatola d’acciaio Schrödinger immagina di porre un gatto e una piccola quantità di sostanza radioattiva, la cui disintegrazione viene registrata da parte di un contatore Geiger il quale a sua volta mette in azione un martello che infrange una fialetta di veleno in forma gassosa.


Ora volendo seguire alla lettera la teoria quantistica, sostiene Schrödinger, passato un certo periodo di tempo dall’istante in cui il gatto è stato messo all’interno della scatola e ha avuto inizio l’esperimento, ci si trova nella situazione in cui il momento della disintegrazione della sostanza radioattiva non può essere calcolato con esattezza (risultando tale momento sovrapposizione di più tempi) e quindi ci si trova nella impossibilità oggettiva di assegnare un reale stato di vita o di morte al gatto. Anzi ci si trova in una strana situazione ove la fiala di veleno risulta potenzialmente allo stesso tempo rotta e non rotta, con un gatto contemporaneamente vivo (fialetta non rotta) e morto (fialetta rotta).

Inoltre, prosegue Schrödinger, volendo ancora seguire alla lettera le regole quantistiche, se dopo un certo periodo dall’inizio del test la scatola d’acciaio viene aperta e lo sperimentatore osserva che il Geiger (attraverso lo spostamento dell’indice) mostra di aver rivelato una disintegrazione radioattiva, occorre ammettere che è stato l’atto di guardare ("osservare") dentro la scatola che ha ucciso il gatto, dando realtà alla situazione sperimentale, non dando realtà alla disintegrazione radioattiva.

Sempre nell’ambito dell’analisi delle conseguenze "degli atti di osservazione" emerge un’ulteriore aspetto paradossale. Se lo sperimentatore decide di rimandare indefinitamente l’osservazione della scatola, il gatto resta nel suo stato schizofrenico di vita latente fino a quando non gli viene data una dimensione definitiva, in virtù della cortese, ma capricciosa curiosità di uno sperimentatore.

A questo punto il lettore si chiederà che risposte hanno dato i fisici quantistici alle argomentazioni tutt’altro che banali avanzate da Schrödinger. Per quanto concerne la possibilità di stati sovrapposti macroscopici come quelli che contraddistinguerebbero il gatto vivo-morto, la maggior parte dei fisici ritiene che non abbia senso estendere le "regole" della teoria quantistica al macromondo, quindi le conseguenze della sovrapposizione degli stati che nel nostro caso caratterizza la durata della vita di una disintegrazione radioattiva (ed il relativo stato di salute del gatto), deve rimanere confinata al livello microscopico. Una minoranza di fisici ritiene, invece, che occorra un profondo ripensamento degli rapporti macromondo-micromondo.

Per quanto riguarda il ruolo dello sperimentatore (dell’osservatore) per il crearsi della realtà il grosso degli esponenti della teoria quantistica ortodossa, ritiene che il ruolo dell’osservatore non possa essere eliminato ogni qualvolta entrano in gioco stati sovrapposti. Solo un osservatore con le sue scelte -che possono, ad esempio, riguardare il momento di verificare se si è avuta una determinata disintegrazione radioattiva- è in grado di dare significato (e quindi "risolvere") in un modo o in un altro uno stato sovrapposto.

In un ultima analisi il paradosso non è altro che un tentativo di gettare tra un modo in cui il formalismo della teoria sembra descrivere il mondo fisico e il comportamento classico che esso esibisce a livello macroscopico. Un problema questo, concettuale e formale, che il paradosso esplicita acutamente.

ancora un'aggiunta........


Fondamenti della meccanica quantistica:

- Non esiste una realtà definita della materia, ma una realtà oggettivamente non differenziata, fatta di stati sovrapposti. Così nella materia, indistintamente, possono coesistere natura ondulatoria e corpuscolare,come elementi contraddittori ma complementari. E’ l’atto dell’osservatore che mette in atto l’una o l’altra.

- Le dinamiche fondamentali del micromondo sono caratterizzate dalla acausalità e dalla "non netta" separazione tra sperimentatore, apparato di misura e oggetto osservato. Prima dell’atto della misurazione, che permette una riduzione della funzione d’onda, la materia vive in uno stato di sovrapposizione in cui lo studioso interviene come osservatore partecipante.

- Il precedente determinismo ha lasciato spazio ad un nuovo probabilismo scientifico, che non scaturisce da una limitazione della conoscenza ma, anzi al contrario, da una conoscenza maggiore del mondo microscopico

- Vengono introdotti limiti che non sono matematici ma fisici, cioè insiti nella struttura stessa della materia.

La complessità che questa fisica rileva non mette però in dubbio alcuna legge del mondo macroscopico, anzi; le leggi della meccanica quantistica sono infatti leggi di fondamentale importanza a livello microscopico ma di scarsa rilevanza a livello macroscopico poiché in questo ambito generano dei valori numerici trascurabili.

L'elenco appena fatto degli assunti fondamentali della meccanica quantistica ci fa capire quanto sia risultato (e risulti) difficile non solo accettare, ma anche spiegare, i fondamenti di questa teoria, senza correre il rischio di non essere compresi, oppure, peggio ancora, di essere fraintesi. Il linguaggio a disposizione dei fisici o di chiunque altro addetto ai lavori cerchi di esprimere concetti come l'acausalità o la sovrapposizione degli stati, risulta molto spesso inadeguato. Le parole che le lingue ci mettono a disposizione per comunicare determinati concetti, determinate esperienze (o organizzare un coerente scenario gnoseologico), sono spesso inadatte, anche perché le parole sono state concepite per descrivere e rappresentare la realtà ordinaria, ma la meccanica quantistica ha ben poco di ordinario. Questo aspetto della "descrivibilità" dei fenomeni quantistici è ben espresso in una frase scritta da Max Born [3] :


"L’origine ultima delle difficoltà risiede nel fatto (o nel principio filosofico) che siamo costretti a usare parole del linguaggio comune quando vogliamo descrivere un fenomeno [quantistico] Il linguaggio comune è cresciuto con l’esperienza quotidiana e non potrà mai oltrepassare certi limiti ..."

Un piccolo assaggio di fisica quantistica....


Premessa: io la fisica quantistica l'ho imparata individualmente e quindi è molto probabile che spari qualche sfondone...ma a me ha affascinato così tanto che ho ritenuto uile condividerla...

"Sembra difficile dare uno sguardo alle carte che Dio ha nelle sue mani, ma

neppure per un istante posso credere che egli giochi a dadi". (Albert Einstein)


"… quelli che non sono rimasti scioccati quando si sono

imbattuti per la prima volta nella teoria quantistica non

possono averla capita …" [1] Niels Bohr


La teoria quantistica, o meccanica quantistica (o fisica quantistica) è una disciplina scientifica nata per spiegare la struttura fine della materia. Essa pur risultando, assieme alla teoria della Relatività, il paradigma scientifico di riferimento del XX secolo, non è mai riuscita a superare in modo significativo la ristretta cerchia degli addetti ai lavori. Questo fatto risulta tanto più sorprendente se si pensa che le più rilevanti innovazioni tecnologiche, le più importanti teorie scientifiche, che si occupano dell'indefinitamente piccolo o dell'infinitamente grande, si basano su effetti squisitamente quantistici. Tali effetti riguardano l'energia atomica (e purtroppo anche le armi nucleari), la moderna microelettronica (sfruttata nei Computer "classici" e quantistici), gli orologi digitali, i laser, i sistemi superconduttori, le celle fotoelettriche, le apparecchiature per la diagnostica e la cura medica e tante altre applicazioni che riguardano i settori scientifico-tecnologici più disparati.

All’inizio del XX secolo i fisici ritenevano che tutti i processi dell’universo fossero perfettamente calcolabili purché si avessero a disposizione dati di partenza sufficientemente precisi. Questa filosofia deterministica, aveva preso le mosse oltre due secoli prima quando Newton, con la sua legge di gravitazione universale, era riuscito a descrivere le orbite dei pianeti. In un sol colpo lo scienziato inglese aveva dimostrato che una mela che cade da un albero e un corpo celeste che si muove nello spazio, sono governati dalla stessa legge: l’universo ticchettava come un gigantesco orologio perfettamente regolato. Il matematico francese del XIX secolo Laplace, fu uno dei più convinti sostenitori del determinismo. In più di un'occasione non mancò di ribadire che se un'intelligenza onnisciente (una sorta di superuomo) fosse stato in grado di osservare tutte le forze che agiscono in natura e registrare la posizione di ogni frammento di materia in un particolare momento "sarebbe stato in grado di includere i moti dei corpi più grandi e quelli degli atomi più piccoli in una sola formula [...] niente sarebbe risultato indeterminato; ai suoi occhi, futuro e passato sarebbero diventati presente".

Ma in concomitanza con la fine dell’epoca vittoriana, la credenza in un universo perfettamente "calcolabile" e comprensibile svanì; avvenne nel momento in cui i fisici tentarono di applicare le leggi deterministiche al comportamento del mondo atomico. In quel minuscolo regno la materia sembra divertirsi a manifestare aspetti contraddittori. E tutto ciò sancì la fine del determinismo, a netto favore del probabilismo, un concetto apparentemente antitetico al concetto stesso di scienza fisica.

Le grandi rivoluzioni della scienza sono spesso seguite da sconvolgimenti in campo filosofico e sociale, dalle tesi di Copernico fino alle teorie di Einstein, che diedero un colpo definitivo ad un certo modo "assolutistico" di intendere la scienza e la vita. Desta perciò notevole stupire che la più grande rivoluzione scientifica di tutti i tempi sia passata per lo più inosservata agli occhi del grosso pubblico. E questo non già perché le sue implicazioni abbiano scarso interesse, ma perché queste implicazioni sono talmente sconvolgenti da risultare quasi incredibili persino agli stessi scienziati che le concepirono.

La ragione che sta alla base dell’isolamento che la fisica quantistica si trova a vivere nei confronti del panorama scientifico-culturale va innanzitutto ricercata nella estrema complessità concettuale dei suoi assunti fondamentali, nonché nella difficoltà del suo formalismo matematico, che ne fanno una materia ostica persino per gli stessi fisici.

Si è posto dunque l'accento sulla complessità concettuale della teoria quantistica. A dire il vero più che di complessità concettuale bisognerebbe parlare di difficoltà nell'accettare certi sui controintuitivi postulati. Questa sensazione di disagio nell'accogliere determinati assunti quantistici era paradossalmente avvertita anche dagli stessi padri fondatori del paradigma quantistico (i cosiddetti esponenti della scuola di Copenaghen): Max Born, Niels Bohr, Werner Heisenberg, Wolfgang Pauli, Pascual Jordan1. L'ideatore del principio di Indeterminazione, Heisenberg, al riguardo così si esprimeva [2] :

"Ricordo delle discussioni con Bohr che si prolungavano per molte ore fino a notte piena e che ci conducevano quasi ad uno stato di disperazione; e quando al termine della discussione me ne andavo solo a fare una passeggiata nel parco vicino continuavo sempre a ripropormi il problema: è possibile che la natura sia così assurda come ci appare in questi esperimenti atomici? "

giovedì 22 maggio 2008


In realtà temiamo il domani solo perchè non sappiamo costruire il presente, e quando non sappiamo costruire il presente ci illudiamo che saremo capaci di farlo domani, e rimaniamo fregati perchè il domani finisce per diventare oggi. Occorre vivere con la certezza che invecchieremo e che non sarà bello nè piacevole nè allegro. E ripetersi che ciò che conta é adesso: costruire, ora , qualcosa, a ogni costo, con tutte le nostre forze. Avere sempre in testa ciò per superarsi continuamente e rendere ogni giorno imperituro. Scalare passo dopo passo il proprio Everest personale, e farlo in modo tale che ogni passo sia un pezzetto di eternità.

Da "L'eleganza del riccio" di Muriel Barbery.

martedì 20 maggio 2008

?????????????

La vita è strana, il mondo lo è, e pure la realtà. Un girno ti convinci di certe cose, le vivi con un'ottica, le interpreti sempre nello stesso modo. Stabilisci il discrimine tra giusto e sbagliato, piacevole e dannoso, buono o cattivo. Poi cambia una piccola virgola di un sistema complesso e tutto si rompe. Forse perchè non ha senso che esista. forse per ricordarci che schematizzare è inutile. Che alla fine c'è il vuoto. O forse per spronarci a vivere, a tentare tutte le ottiche possibili, tutti i sapori della vita. Un alito di vento e tutto viene spazzato via. Giorno dopo giorno una nuova realtà viene costruita. Ma la consapevolezza che anch'essa scomparirà resta. eppure viviamo.Mistero

giovedì 8 maggio 2008

una prima conclusione..ma forse anche un inizio, come insegna Terzani


In questi giorni stavo un pò ripensando al corso di informatica perchè nella mia mania di schematizzazioni ho sempre necessità di trovare una conclusione alle cose...e la conclusione che trovo è sicuramente positiva, per tantissimi aspetti....per l'originalità di questo metodo di insegnamento e per l'originalità dei compiti proposti...ma la bellezza di tutto non è stata solo la "novità", che si sa, di per sè, è spesso positiva...anche perchè se questo metodo fosse esteso a più materie credo che la mia euforia sarebbe sempre la stessa e non svanirebbe una volta svanito il fresco stupore della novità...non è l'eccezione di questo corso rispetto agli altri che lo rende speciale..è forse uno dei casi in cui proprio il contesto esterno non è necessario per comprendere il significato di un qualcosa, in questo caso del corso..in altre parole non serve la monotonia di molte lezioni, la ripetitività di altre, la mancanza della presenza di una partecipazione attiva, libera e costruttiva di quasi tutte per comprendere quanto questo corso sia stato apprezzato da tutti...
ma purtoppo devo riconoscere al tempo stesso dei fatti negativi..esperienze come il seminari,o l'incontro con i clown, il dialogo con De Bernard e tutti gli spunti offerti da Andreas hanno portato molte persone ad esprimersi eccessivamente rispetto a quella che è la loro natura...
mi spiego meglio...
tutti hanno parlato di collaborazione, dell'importanza di aiutare gli altri, di empatia ma quanti sono in grado realmente di applicarla??o comunque quanti la apllicano ogni giorno?? Io credo pochissimi e tra questi forse nemmeno io...ma non posso essere io a giudicarmi...sicuramente ho provato sulla mia pelle, con una profonda delusione che ho esternato anche in un altro post, che qualche persona non l'ha fatto...dalle parole sembrava promettere chissà cosa...ma poi nei fatti ha prevalso invidia, gelosia, competizione...e un'assoluta mancanza di collaborazione...
allora forse sono migliori coloro che non si esprimono senza troppo slancio e sicurezza, certi forse di non poter applicare certe cose?? Non so, non posso essere io ancora una volta a giudicare..
ma sicuramente la libertà di espressione che questo corso offre(almeno uno!) è stata da alcuni utilizzata per crearsi un'immagine di sè assolutamente distante dalla realtà...ma questa stessa libertà è quella che mi ha permesso di scoprire anime stupende e persone affini, per cui non posso criticarla completamente, anzi...un altro ossimoro!
come ogni cosa ha anche il suo aspetto negativo, ma la positività è sicuramente maggiore....
come dall'altro succede in ogni ambito, anche nello stato...la libertà è fondamentale, necessaria nella vita di ogni giorno ma non mancano persone che ne storpiano il reale significato, che deviano dalla sua purezza..ma fortunatamente sono sempre pochi...
per cui conclusione, ma anche nuovo inizio...un inizio "nuovo"(scusate la frase!) ma più consapevole...

martedì 29 aprile 2008

Colori un pò confusi...(compito 8)



In questi giorni ho avuto un pò di tristezza, di malinconia, di nostalgia...volevo scappare dalla realtà, rifugiarmi nella sicurezza del passato...ma poi ho riflettuto e preso consapevolezza che oramai esso è passato e le sicurezze che derivano sono solo ricordi, bellissimi ricordi, ma pur sempre ricordi...ma soprattutto la mia decisione di scappare dalla realtà non è stata ben accolta da persone vermante stupende(che non avrei mai creduto di poter incontrare) che si sono mostrate di fronte a me sorridenti, consapevoli senza ostentarlo, e pronte a ridarmi una mano per rituffarmi nella vita serena..e tutto questo per dire cosa?!in primo luogo per ringraziare Andreas della bellissima opportunità dei blog che permettono di scoprire lati di persone che non avresti mai pensato, di ritrovare elementi comuni, anime affini..non che una nascita di un'amicizia si limiti all'informatica ma sicuramente crea un trampolino di lancio verso un'esperienza serena, costituisce una radice solida per il futuro..per me i blog hanno avuto molta importanza in questo senso...in secondo luogo per mostrare l'importanza delle emozioni, delle sensazioni,che il professore de Bernard ha più volte sottolineato non solo come esperienze di vita ma anche come principi fondanti per conoscere, apprendere, imparare ad amare una materia.... avrei tante cose da dire, gli spunti sono infiniti, gli argomenti vastissimi...e dal momento che neppure il prof ha schematizzato il suo intervento, lasciando fluire il suo pensiero, credo che lo imiterò limitandomi ad una pura classificazione estetica.....di colori...
la mia sorpresa più grande è stata quella di riscontrare nelle parole di de Bernard moltissimi dei principi che ritroviamo noi ogni giorno al corso di informatica...che sì, è solo "il corsetto di informatica"(andreas!!!!!!!!)ma ha offerto a noi spunti che altri, di durata ben più notevole, non hanno offerto....1) intensità emozionale dell'incontro docente-discente..e chi lo negherebbe? chi di noi non ha oramai una sorta di affetto familiare per Andreas, per la sua buffaggine, per l'umiltà e la gioia che ci ha trasmesso prendendo due palline in mano per mostrarsi "burlone", cercando di avvicinarsi a noi?per i suoi vestiti sempre un pò stravaganti? e per i suoi animali in cui non esita ad includere la moglie?:-) 2) la libertà dell'apprendimento: de Bernard ha più volte rimarcato l'importanza di un insegnamento libero, privo di schemi e tabelle, di classificazioni...lo studente deve essere libero di apprendere, deve costruire il suo sapere.Ed anche questo è avvenuto perchè la nostra "cultura" informatica( se così si può definire) si è creata di giorno in giorno, tra errori e vittorie...il professore c'è ma non ci indirizza, ci guida...e ciò è ben diverso 3)scrive de Bernard "nell'attività medica sapersi integrare è di importanza fondamentale"e questo è molto diverso dall'I care??oltre che dalla struttura dei blog dove ogni conoscenza in più è poi condivisa?....approvo veramente quando il professore ha creato nel suo discorso una sorta di scala per la capacità nell'insegnamento, tra quelli che sanno le cose e quelli che le sanno insegnare..certo, i primi sono sicuramente meglio di quelli che sanno poco, ma i secondi hanno quel pizzico in più che li renderà un ricordo indelebile...io di professori così ne ho conosciuti veramente pochi, ma la differenza è notevole...ho visto la mia professoressa piangere per me, e questa è una delle gioie più grandi che mi porterò da liceo, aldilà di tutto, di voti e punteggi di uscita...e credo che questa distinzione non valga solo per i professori, ma anche per noi futuri medici...dobbiamo imparare a non accontentarci mai, ad inseguire sempre uno scopo senza credere mai di averlo raggiunto, riuscendo a fruire della riccheza di tale ricerca...certo per ognuno di noi, adesso, l'idea di poter essere un medico super infromato credo sia il massimo...ma credo che il massimo non debba più esistere e che a quel punto dovremmo ricercare una completezza maggiore, totale, a 360 gradi...e questo dovrà anche avvenire grazie alla sensibilità di ciascuno di noi, alla capicità di empatia...
credo anch'io che l'amore sia alla base di tutto, e questo soprattutto nel lavoro che dovremmo svolgere..amore per la fisica, per l'anatomia, per la patologia...amore del contatto umano, amore per un sorriso, amore per un grazie...AMORE PER L'UMANITà... ho già scritto un post sulla complessità, sull'impossibilità di razionalizzarla e sulla necessità (anche in previsione del nostro futuro lavoro)della comprensione dell'intima correlazione tra mente e corpo...sentir parlare di "malati e non malattie", di "dottori del corpo ma soprattutto dell'anima" mi ha riempito di felicità e orgoglio..perchè è un pensiero che condivido..è forse IL pensiero che mi ha spinto ad affrontare questa facoltà...che il tutto resta sempre un tutto, inscindibile...che va scomposto per imparare a conoscerlo, ma poi va ricreato e compreso nella sua totalità..e cos' deve avvenire per il sapere medico..
Mi piace finire con l'iimmagine stupenda del tempio e dei professori sacerdoti; mi immagino realmente come fedele attratta dal mistero dell'oggeto del culto, volenterosa di conoscerlo in ogni suo aspetto, ma al tempo stesso di lasciare lui quell'alone di magia che lo contraddistingue.... questa idea dovremmo ricordarcela sempre da futuri medici, per noi stessi e per gli altri...

sabato 26 aprile 2008

Solitudine! se vivere devo con te John Keats


Solitudine, se vivere devo con te,
Sia almeno lontano dal mucchio confuso
Delle case buie; con me vieni in alto,
Dove la natura si svela, e la valle,
Il fiorito pendio, la piena cristallina
Del fiume appaiono in miniatura;
Veglia con me, dove i rami fanno dimore,
E il cervo veloce, balzando, fuga
Dal calice del fiore l'ape selvaggia.
Qui sarei felice anche con te. Ma la dolce
Conversazione d'una mente innocente, quando le parole
Sono immagini di pensieri squisiti, è il piacere
Dell'animo mio. E' quasi come un dio l'uomo
Quando con uno spirito affine abita in te.

venerdì 25 aprile 2008

25 aprile: Grillo e la festa della liberazione


Festa della liberazione sì, ma in un significato odierno...credo che il modo migliore per dare senso a date storiche così importanti sia di utilizzarle come trampolini di lancio verso nuove vittorie...e sicuramente le firme a favore dei tre referendum "per la libera informazione in uno Stato Libero" proposti dal comico genovese( abolizione dell'ordine dei giornalisti, abolizione del finanziamento pubblico all'editoria e abolizione della legge Gasparri) possono essere i primi passi verso nuove forme di libertà...perchè oramai la parola libertà è stata a tal punto usata e strumentalizzata che ne abbiamo perso il senso...io non voglio una libertà di forma, di apparenza...voglio una libertà vera...voglio smettere di sentirmi un burattino nelle mani dei grandi...e il primo passo è accorgersi di essere un burattino poichè oramai oggi è anche facile non rendersene conto,credendo di muoverci da soli perchè non vediamo i fili.......
Grillo è veramanete un grande uomo!!!!!

lunedì 21 aprile 2008

Scandalizzata.

Lezione di biochimica.Emoglobina.La prof propone di portare il giorno successivo alcune fotocopie che poi gli studenti avrebbero fatto girare tra sè.Ok,perfetto..Ma passano giorni, e le fotocopie non arrivano così che una mia compagna decide di chiedere alla prof.La risposta è sconvolgente: la prof le ha consegnate ad un ragazzo andato al ricevimento dove si era ripromesso, di fronte a lei, di far girare le fotocopie. Io ancora non le ho viste, non voglio accusare nessuno perchè può essere un caso che a me e a molte delle persone che conosco non siano giunte. Ma non sono troppo ottimista poichè non sarebbe la prima volta nel vedere persone che mirano solo a sè. Un ossimoro con I care, e con la solidarietà umana se non con il più minimo rispetto e correttezza. Purtoppo non è la prima volta che in questa facoltà mi imbatto in persone del genere; anche da cose piccole si nota che molti guardano solo a sè, al proprio raggiungimento personale, che significa anche scavalcare gli altri.
MA IO NON CONDIVIDO TUTTO QUESTO.In primo luogo perchè è contro qualsiasi sentimento positivo verso gli altri e inoltre perchè ritengo che la molteplicità sia una ricchezza, la diversità una risorsa.E provo rabbia di fronte a persone del genere ma poi ci penso e mi rendo conto che non andranno molto avanti, forse nel lavoro sì ma non nella loro crescita individuale...nella loro ricerca di felicità...

Di fronte a tutto questo voglio ringraziare tutte le persone splendide, buone, gentili, disponibili, che ho incontrato in questa università,perchè il buio non è mai troppo scuro....non importa fare nomi...loro lo sanno...

venerdì 18 aprile 2008


da Venti poesie d'amore e una canzone disperata

Qui ti amo...

Qui ti amo.
Negli oscuri pini si districa il vento.
Brilla la luna sulle acque erranti.
Trascorrono giorni uguali che s'inseguono.

La nebbia si scioglie in figure danzanti.
Un gabbiano d'argento si stacca dal tramonto.
A volte una vela. Alte, alte, stelle.

O la croce nera di una nave.
Solo.
A volte albeggio, ed è umida persino la mia anima.
Suona, risuona il mare lontano.
Questo è un porto.
Qui ti amo.

Qui ti amo e invano l'orizzonte ti nasconde.
Ti sto amando anche tra queste fredde cose.
A volte i miei baci vanno su quelle navi gravi,
che corrono per il mare verso dove non giungono.
Mi vedo già dimenticato come queste vecchie àncore.
I moli sono più tristi quando attracca la sera.

La mia vita s'affatica invano affamata.
Amo ciò che non ho. Tu sei così distante.
La mia noia combatte coni lenti crepuscoli.
Ma la notte giunge e incomincia a cantarmi.
La luna fa girare la sua pellicola di sogno.

Le stelle più grandi mi guardano con i tuoi occhi.
E poiché io ti amo, i pini nel vento
vogliono cantare il tuo nome con le loro foglie di filo metallico.

Neruda

lunedì 14 aprile 2008

Ancora I care....compito 6 e 5..possibile?!

Rileggendo il mio post ho riflettuto ancora...lo so, sono paranoica e non smetto mai di pensare..e poi penso:"ma se dovessi smettere di pensare dovrei pensare di non dover pensare, ma allora penserei lo stesso..." e così mi autocondanno e mi accetto per come sono......

insomma rileggendolo mi sono un pò capita e autoanalizzata...mi rendo conto che ho difficoltà a vivere le cose nella loro dimensione più semplice e genuina, che tendo sempre a renderle complesse quando spesso la loro bellezza è proprio connessa alla loro estrema chiarezza..non so perchè faccio così,mi viene naturale..forse è un dono,ma conviverci non è facile perchè si perdono molte gioie semplici e la felicità la si conquista "dopo ardue prove" di tipo mentale...pere essere felice devo sempre pensare che in quel momento è giusto che io sia felice per questo motivo, quello e quell'altro...altre volte però l'irrazionalità si presenta e io getto volentieri le armi, anzi non faccio che aspettare quel momento..per avere un motivo per arrendermi nella mia eccessiva razionalità e abbracciare l'insensatezza del mondo..ma questo dura poco, troppo poco...


Da qui è nata la mia necessità di aggiungere ancora qualche riflessione rigurdo al seminario..non che rinneghi ciò che ho scritto..ma mi rendo conto che quella è la parte complessa, che nasconde la genuinità della felicità che ho provato in quegli istanti,la forza che mi hanno trasmesso, la passione che hanno rafforzato...l'altro post non è altro che espressione della mia paura di un'insensatezza del mondo, di una trascendenza negativa...della mia necessità di razionalizzare la complessità del mondo o meglio di razionalizzare la presa di coscienza che il mondo è troppo complesso per essere capito...in questo senso ho motivato l'importanza di un sorriso, in un mondo in cui le regole dovrebbero essere troppe....

Ma se mi avessero dato un foglietto dopo il seminario non avrei scritto tutto quello...avrei scritto frasi piene di gioia e ammirazione, simpatia ed empatia..della necessità della condivisione, della forza che scaturisce dalla comunità...gli altri hanno un senso..perchè possono darti più di quanto ciascuno di noi possa credere..perchè danno forza, trasmettono coraggio, comunicano esperienze, condividono paure e gioie...la diversità è una ricchezza,la condiivisione necessità..necessità non per sopravvivere, ma per vivere felici....

Ci sono cose che singolarmente non hanno un senso...un organo non ha un senso se non inserito in un apparato così come una ruota se non connessa ad un auto... un insieme di persone è molto di più, e sottolineo, MOLTO DI PIU', della sommatoria delle caratteristiche delle singole persone che lo costituiscono... dall'insieme si creà un'unità inscindibile dotata di una forza rivoluzionaria, travolgente, disarmante...

Non so se sia errato collegare il compito 6 al 5...ma io credo che ci sia una connessione...gli altri esistono anche per dare un senso a noi stessi, per prendere da piccoli conoscenza del limite tra noi ed il mondo per poi da grandi cercare di superare tale limite e conquistare la ricchezza della pluralità..gli altri sono il contesto rispetto al quale la nostra vita assume un senso, lo sfondo sul quale cerchiamo le nostre risposte..sono indispensabili come lo sfondo nero per un'immagine bianca...senza di loro ci confonderemmo nel tutto..e quindi nel nulla..

Un ringraziamento di cuore a tutte le persone che si donano agli altri...

venerdì 11 aprile 2008

L'ARTE della Medicina...(compito 6)


Devo essere sincera nel dire che ho avuto serie difficoltà a svolgere questo compito…perché sono troppe le cose che mi passano in testa ripensando al seminario…tutte positive certamente, ma anche complesse…allora ho letto un po’ dei posts altrui,trovandone alcuni interessanti, altri meno condivisibili..

oggi il professore di istologia ha detto una cosa realissima “quelli che sono più capaci nella loro professione sono quelli che sanno molte cose che esulano da essa”.. svolgere una professione in modo completo credo sia realmente difficile…perché ci sono troppe variabili…il mondo è complesso e la nostra necessità di razionalizzazione è spesso vana…e allora c’è chi si rassicura con il “protocollo”, le poche regole che l’uomo trova e in cui cerca certezza e spesso la rintraccia, sono gli “uomini che non si voltano” di Montale, le “maschere” di Pirandello….poi ci sono le persone che non si soffermano a pensare ma semplicemente “vivono e non si guardano vivere”, che si godono la vita con leggerezza senza troppe paranoie….e poi ci sono infine persone come me, che possono rendersi conto che il mondo potrebbe non avere un senso, che provano la vertigine del vuoto ma che nonostante ciò non si accontentano della sicurezza ipocrita di tre regole…e allora perché non chiedersi se alla fine il vero significato delle cose consista nel tipo di viaggio piuttosto che nella meta??alla fine tutti dovranno morire ma non per questo affermiamo che il senso della vita risieda nella morte e tanto meno potremmo affermare che una vita vissuta pienamente, per quanto finita, si equivalga nella morte ad un’altra non ugualmente densa di significati ed esperienze…

la professione del medico è troppo complessa per esaurirsi negli esami e negli argomenti strettamente didattici..

Scriveva Gorge Bernard Shaw nel 1911: “ Sta di fatto che i medici in massa non sono più scientifici dei loro sarti: o, se preferite l’inverso, i loro sarti non sono meno scientifici di loro. Fare il medico è un’arte, non una scienza…Fare il dottore non è nemmeno l’arte di tenere la gente in salute: è l’arte di curare la malattia.”

Condivido pienamente questa affermazione; l’oggetto della scienza medica è l’uomo e l’uomo non è una macchina, la mente non è il corrispettivo del cervello…l’uomo ha la creatività, lo stupore, la capacità di soffrire e sorridere.. e tutto questo crea una perfetta unità con il corpo…sono sempre rimasta affascinata dalla psicosomatica, dal potere della mente e dalla relativa sottomissione del corpo.. documentandomi ho scoperto che non solo le malattie psicosomatiche esistono e che sono più frequenti di quanto chiunque possa pensare ma che sono soprattutto una cartina tornasole della realtà storica in cui si sviluppano…come non domandarsi dell’”epidemia” di paralisi femminile dell’800? Non è un fatto privo di importanza che questo comportamento si sia presentato in un tempo in cui le donne erano impedite nella loro sessualità, nei loro movimenti, nella loro espressione. Le tensioni di una vita repressa si manifestavano in forme di paralisi fisica o passività; la donna vittoriana, stereotipata al suo tempo come debole e passiva, spesso poteva comunicare con un mondo dominato da maschi potenti solo diventando “paralizzata”.

Ma se la mente può giungere a fare ciò come non essere riconoscenti a questi clown? Come non dare loro parte del riconoscimento per la riuscita di una terapia?Non vorrei che apparisse che io creda di poter curare con un sorriso; sono consapevole della necessità della didattica “formale” e adoro anche studiarla e non nego di essere una delle classiche “secchione”..ma credo che nella vita sia necessario non accontentarsi mai e continuare a cercare e ad apprendere…il mondo è troppo complesso per incastrarlo in regole ferree.. sfuggirà sempre…e così anche l’uomo..e allora invece di sforzarci di capire come tutto possa accadere delle volte credo sia meglio farlo accadere e basta..in questo senso invito tutti a provare a leggere l’esperienza del seminario come una forma di arricchimento non solo morale e interiore ma anche strettamente didattico…di poter pensare un giorno di utilizzare un sorriso non solo per la gioia che ciò comporta ma proprio come arma terapeutica…ringrazio vivamente il prof per il seminario..e soprattutto per la capacità con cui ha saputo utilizzare un insegnamento che ha tratto da Don Dilani cioè la capacità di sconvolgimento positivo e di insegnamento che lo stupore comporta, più del raziocinio, più di una intensa riflessione..grazie professore perché con lo stupore dell’entrata dei clown, con la meraviglia provata da noi tutti di fronte ad un seminario inizialmente creduto “palloso” ma poi divenuto entusiasmante, è riuscito ad insegnarci molto…più di un anno di lezioni…ha trasmesso “l’attitudine allo stupore”..

lunedì 7 aprile 2008

Piccolo sgorbietto mi manchi!!!




Sicuramente vi chiederete: e lui chi è?! i più scommetteranno sul fratellino...altri sul cuginetto....ma in verità vi sbagliate tutti...lui è Andrea ed è uno dei tanti bambini cha passano dall'Istituto Degli Innocenti e che fortunatamente non ci restano troppo, per ritornare poi alle proprie famiglie o ad altre affidatarie o stabili. In particolar modo tale istituto ha tra i vari servizi per i bambini quello della Casa dei bambini in cui esiste una gestione di tipo familiare per l’accoglienza temporanea di bambini fino a sei anni, non riconosciuti o allontanati dalle famiglie. Ebbene questi bambini vengono portati il mese d'agosto nel Mugello per farli stare un pò lontani da Firenze, dallo smog, e un pò a contatto con la campagna...ed è lì che li ho conosciuti....come scordare le mattine alla fattoria, i pomeriggi ai giardini, le gite a Casa D'Erci...ovviamente ci andavo non come lavoro retribuito ma semlicemente volontariato...ma per me è stato stupendo...una delle esperienze più significative della mia vita...anche perchè vieni a contatto con situazioni drammatiche...genitori drogati, violenti, scappati...e sui volti dei bambini, nei loro atteggiamenti queste cose restano...e allora c'è il bambino che non ti si stacca più di dosso, che sembra oramai avere una dipendenza da te...ma che poi lo fa con tutti...una richiesta di affetto esplicita...e commovente...ma c'è anche il bambino che non ti parla, che non ti guarda, ti ignora...con lui anche un piccolo sorriso dopo un semplice biscotto è una grande conquista...e poi c'è il piccolo che sta solo con i maschi perchè era legato al padre...la madre lo maltrattava...le situazioni sono troppe..e non tutte vengono raccontate....ma quando una bambina ti guarda,e con gli occhi dolcissimi pieni di lacrime ti chiede"Ma la mamma dov'è?" allora come fai a restare impassibile...come può uno non sentire la spinta ad aiutarli, a farli stare tranquilli, almeno per un giorno...sicuramente nessuno di loro si ricorderà di me da grande...ma io so di avere almeno provato a regalare loro un pò di amore..di tranquillità di spensieratezza.... E poi lui...il mio piccolo amore Andrea...non piangeva mai...aveva sempre il sorriso sulle labbra....vomitava spesso, questo è vero...ma come fai a non adorarlo?! ANche lui è stato adottato, probabilmente da una famiglia fiorentina...ovviamente a noi non è permesso sapere da chi....ma nonostante ciò io spero che il mio piccolo cucciolino stia bene...ovunque lui sia...e chissà se proprio questo blog mi permetterà di ritrovarlo....nonostante ciò un grande bacio al mo tesoro!!!e a tutti i bambini!!! Per chiunque voglia documentarsi e magari fare un pò di sano volontariato(non solo per loro ma alla fine anche per voi stessi xkè vi assicuro quei bambini regalano una gioia immensa)questo è il sito:http://www.istitutodeglinnocenti.it/servizi/index.jsf

mercoledì 2 aprile 2008

....Gestalt.......(ovvero compito 5)


Quale immagine meglio di questa esemplifica l'importanza del contesto nella comprensione di un argomento????Un'immagine bianca ha un senso solo su di uno sfondo nero altrimenti la sua forma, e quindi il significato,andrebbero perduti....volendo si potrebbero dare mille informazioni sul colore bianco ma solo lo sfondo nero ne rivela la specificità e quel significato particolare....la matematica è un pò come il bianco....si potrebbero riempire libri e libri di formule, teoremi, assiomi......ma tutto perde di senso se non trova un contesto di applicazione....alla metamatica manca il nero per prendere forma...io adoro la matematica ma riconosco che il mio amore me lo sono dovuto coltivare in solitudine, leggendo siti , novità,libri .....forse uno di questi è proprio quello che lei ha citato nel suo post(ma non sono sicura che si riferisse a questo)ovvero Alice nel paese dei quanti di Gilmore....sola nella mia cameretta, con l'idea di preparare una tesina interessanteper la maturità , mi sono avventurata nella fisica quantistica...e ne sono rimasta entusiasta....con gli sconvolgimenti che comporta mi chiedo come nelle scuole possano ancora non trattarla....
"Sembra difficile dare uno sguardo alle carte che Dio ha nelle sue mani, ma neppure per un istante posso credere che egli giochi a dadi". (Albert Einstein)

Ed è proprio in questo "viaggio" che ho iniziato ad applicare le formule che conoscevo, a intravedere teoremi dietro fatti reali, a usare la matematica per schematizzare, riassumere ma anche esplicitare fatti nascosti...."la matematica non serve a niente, è pura astrazione, che senso ha studiarla"..queste sono le frasi più ricorrenti che le mie amiche hanno ripetuto per 5 anni di liceo scientifico...ma io credo che la matematica non sia un niente puramente teorico ma sia un linguaggio assolutamente geniale nella sua capacità di sintesi e collegamento di ambiti diversi...certo la matematica non è un qualcosa di esplicito nella natura, non è un fiore o un albero....ma sicuramente della natura fa parte...è solo un pò più nascosta ma la sua scoperta è al tempo stesso scoperta del mondo....
E allora perchè non insegnarlain modo adeguato?!La teoria quantistica sta sconvolgendo il mondo come lo ha fatto Copernico, Darwin o Freud...riconducendo molte cose alla casualità e alla dipendenza da altri fattori, rompendo l'idea di una cosa con valore e significato costante...le cose diventano duali, non solo la luce, ma tutta la materia...E così non solo la terra non è più al centro dell'universo, l'uomo non è più superiore a tutti ma discende dalle scimmie ed inoltre ha un piccolo controllo su se stesso mentre il resto è in mano all'inconscio,ma tutto il mondo è un CAOS.....e questa "parabola discendente" non rimane ancorata ad un solo ambito perchè è bene ricordare che nel periodo di nascita della fisica quantistica l'insicurezza è anche storica(vedi i grandi totalitarismi) oppure letteraria (come per esempio Pirandello)...
anche in questo senso va a mio parere interpretato il senso del contesto cioè come una sorta di significato comune ai vari ambiti che vengono suddivisi così per uno scopo puramente didattico.....mi chiedo: perchè dividere in modo così categorico se poi alla fine uno si rende conto che tutto è collegato, che una scoperta scientifica può comportare un movimento letterario, che una fase storica determina un preciso effetto sociale e psicologico?e soprattutto il paradosso è che poi gli studenti migliori sono quelli che alla fine ricollegano il tutto, superando la suddivisione scolastica, quando alla fine il tutto è un tutto, è inscindibile, unico....lo studente deve trovarsi davanti "al tutto", essere guidato sì, ma non inquadrato, deve avere le nozioni ma anche costruire la propria conoscenze...la libertà è oggi un termine diffuso,scontato, forse usurpato ma è al tempo stesso quanto mai necessario nell'educazione...libertà di pensiero, di crescita di riflessione, di costruzione attiva della propria personalità e cultura...

lunedì 31 marzo 2008

Pubmed: una risorsa fondamentale per noi futuri medici che non ci potremmo permettere di non essere aggiornati…


Mi addentro in Pubmed alla ricerca di informazioni sull’angina pectoris. Inserisco nella striscia di ricerca ischemia:disarmante:158317 risultati!Utilizzo allora MeSH Database per avere conferma del termine e usufruire della restrizione permessa dall’utilizzo di subheadings(scelgo therapy) e nello stesso modo contrassegno il box per limitare la ricerca all’argomento principale. Invio il tutto al search box with AND. Pubmed mi mostra la strategia di ricerca utilizzata. Ricerco allora,sempre su MeSh database, angina pectoris contrassegnando lo stesso subheadings( therapy) e invio il tutto al search box utilizzando l’operatore booleano AND. Cerco allora la mia strategia ("Ischemia/therapy"[Majr] AND ("Angina Pectoris"[Majr] OR "Angina Pectoris/therapy"[Majr])con Pubmed ottenendo 6 risultati! Per limitare ulteriormente utilizzo i filtri(limits)riguardo alla lingua(inglese) e all’età, essendo questa patologia prevalentemente specifica di una fascia: 45-64.Ottengo 3 risultati:soddisfatta!

Ho invece utilizzato history in seguito alla lettura di questo articolo in cui recenti scoperte mostrano la correlazione tra l’alzheimer e il diabete. Ho effettuato le due ricerche separatamente,specificando relativi limits(uguali per entrambi) e poi, cliccando su history, ho combinato le due ricerche con l’operatore booleano adatto a questo caso:AND. Ho disposto risultati in ordine cronologico dal più recente, essendo questa una scoperta di fresca data. Ecco il risultato a mio parere più interessante.

Parole:197

Ah!quasi mi scordavo!!!se è possibile, prof, vorrei replicare il mio post sul documento da lei creato in Google Docs.Grazie!

domenica 30 marzo 2008

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E' strano venire a contatto con realtà diverse perchè scopri aspetti che nella quotidianità della tua vita neppure consideri..ed è soprattutto più bello se a guidarti in questa scoperta è una persona che l'ha vissuta in prima persona e soprattutto con una consapvolezza, lucidità e soprattutto maturità disarmante....mi sono sentita guidata e ben felice di esserlo...adoro le persone che prendono la vita con serenità e che fanno questa scelta non perchè questa sia stata la prima ma perchè, dopo essersi resi conto della durezza della vita, con profonda consapevolezza si rendono conto che non vale la pena fissarsi sul dolore ma rivolgersi ad altro. Anche se serene queste persone conservano nel loro sorriso il dolore della vita. Ed è proprio per questo che la loro felicità è pura.
Spero che la persona a cui rivolgo questo messaggio abbia capito.Altrimenti è uguale. Il mio scopo non era comunicare a lui qualcosa ma semplicemente esprimere queste cose.

sabato 29 marzo 2008

Per sorridere un pò...


Se qualcuno si sente perso e confuso di fronte alla mia incostanza lo capisco, poichè alterno posts riflessivi, speccchi di angoscie esistenziali e paure profonde,a posts assolutamente frivoli, divertenti ma privi di spessore. Ma nel gestire questo blog preferisco esprimermi quale sono in realtà piuttosto che seguire un criterio di coerenza. Io sono così: estremamente profonda, sempre piena di dubbi,PARANOICA, ma al tempo stesso sono consapevole che non si può vivere così, che spesso è necessario ridimensionare le cose e prenderle superficialmente. E' un equilibrio instabile lo so, ma è pur sempre un equilibrio....... E allora....sorridete........
TI RENDI CONTO DI VIVERE NEL 2007 QUANDO:
1. Per sbaglio inserisci la password nel microonde.
2. Sono anni che non giochi a solitario con carte vere.
3. Hai una lista di 15 numeri di telefono per contattare i tuoi 5 familiari
4. Mandi e-mail alla persona che lavora al tavolo accanto al tuo.
5. Il motivo per cui non ti tieni in contatto con alcuni amici e familiari è
che non hanno indirizzi e-mail.
6. Rimani in macchina e col cellulare chiami a casa per vedere se c'è
qualcuno che ti aiuta a portare dentro la spesa.
7. Ogni spot che guardi (che in totale occupano 3 ore delle almeno 5 ore e
mezza che passi sul divano) in tv ha un sito web scritto in un angolo dello
schermo.
8. Uscire di casa senza cellulare, cosa che hai tranquillamente fatto per i
primi 20, 30 (o 60) anni della tua vita, ora ti crea il panico e ti fa
tornare
indietro per prenderlo.
10. Ti alzi al mattino e ti metti al computer ancora prima di prendere il
caffè
11. Cominci ad arrovellarti il cervello alla ricerca di modi alternativi per
sorridere, :) ;o) :-> =)
12. Mentre leggi tutto questo ridi e fai Sì con la testa, mentre le finestre
di msn suonano,come la tua musica, la televisione, il cellulare,il clacson
delle auto in coda e l'allarme di una casa.
13. E sei troppo occupato per accorgerti che su questa lista manca il punto 9.
14. E ora sei tornato indietro per vedere se davvero manca il punto 9.
15. E ORA STAI RIDENDO DA SOLO....